ALESSANDRO DE FELICE


LE CARTE DI MUSSOLINI, I DOCUMENTI DI CLARA PETACCI, LE LORO ESECUZIONI E LA MESSINSCENA SANGUINARIA DI PIAZZALE LORETO


Cosa è successo a Mussolini tra il 25 aprile ed il 28 aprile 1945? Perché è stato assassinato? Perché non è stato processato? Ed il destino della Petacci?

La figura di Mussolini sembra essere caduta nella triangolare TELA DEL RAGNO (Savoia, SOE (Special Operations Executive - il servizio segreto inglese, PCI, (una vedova nera senz'altro) venduto, anzi passato, di mano in mano. La tela triplice permea tutta la 52a Brigata Garibaldi (i partigiani che lo catturarono a Dongo e poi nascosero a Bonzanigo) che riproduce al suo interno il triangolo... È ovvio e pleonastico ricordare due convitati di pietra assieme alla piovra a 3 teste di cui prima: 1) OSS (Office of Strategic Services degli USA);

2) Karl Wolff (che agisce da piazzista alla mostra dell'acquisto dei vertici fascisti), collaboratore di Allen Dulles all’interno della Operazione Sole-Nascente (Sunrise Operation).

La favoletta degli americani impegnati a catturare Mussolini da vivo è inattendibile. Il modo di procedere degli americani fu del tutto superficiale. Essi avevano alcune missioni impegnate nella ricerca del Duce, tra le quali la più vicina ai luoghi interessati era quella del capitano Emilio Daddario giunto appositamente dalla Svizzera. E proprio il Daddario, guarda caso considerato un elemento non certo campione di efficienza, era stato incaricato di arrestare il Duce. Dunque, il tardo pomeriggio del 27 aprile 1945, l’agente statunitense se la prende comoda, procedendo prima a recuperare il maresciallo Graziani arresosi a Cernobbio, poi accettando a Como la resa del generale tedesco Hans Leyers e dei suoi uomini. Quindi trasportato Graziani a Milano, lo stesso Daddario firma anche, a notte inoltrata, il famoso lasciapassare in inglese per Walter Audisio, sedicente colonnello Valerio, incaricato dal CVL di

recarsi a Dongo per prelevare Mussolini e gli altri fascisti prigionieri. In pratica, molto lentamente, Daddario si muove talmente male da far venire il sospetto che, in realtà avesse ben altre segrete disposizioni.

Chi agiva dietro Daddario?

Daddario non fece alcuno sforzo per cercare Mussolini: gli ordini che aveva ricevuto da Dulles, in combutta con Wolff, non erano di catturare l’ex dittatore, ma di lasciarlo prendere dai partigiani. Finito questo bel lavoro, Wolff rientrò a Bolzano, passando per la Svizzera. Ma è necessaria una premessa legata alla caccia anglo-americana verso il Duce: la sua morte è uno dei primi esempi di operazioni sporche che caratterizzano le azioni dello spionaggio stile Cia (anche se qui, nel caso della soppressione fisica del Duce e della Petacci, trattasi dell’intelligence britannico) nel ventesimo secolo. Tre diverse unità si lanciano alla ricerca dell’ex Presidente del Consiglio fascista. La prima è la 34ª Divisione Usa – unità celere - guidata dal Generale Browne Bolty e diretta a Como. Vi è poi una seconda unità formata da ex-fascisti passati agli ordini del governo monarchico del Sud ed organizzata dal Luogotenente di Cadorna a Como, Colonnello barone Sardagna. A Lugano Donald Jones dell’Oss, appresa la notizia dell’arresto di Mussolini, ordina a due suoi agenti di andare immediatamente a Como per il trasferimento dei poteri al CLN e per prendere in custodia il Duce, ammesso, e non concesso, che Allen Dulles volesse veramente vivo il leader repubblicano-sociale e non fosse, invece al servizio a sua volta dell’intelligence britannica interessata alla soppressione fisica dell’ex-dittatore socialrivoluzionario italiano. I due agenti dell’Oss sono il Capitano Giovanni Dessy... e Salvatore Guastoni. Vi è una terza unità comandata dal Maggiore Usa Albert William Phillips del C.I.C. (Counter Intelligence Corps), che arriva a Como la notte del 27 aprile ’45 con il compito militare, avuto dalla Vª Armata, di prendere Mussolini vivo. Vi è un altro agente del Cic, John MacDonough, che è un emissario della 1ª Divisione corazzata americana, il quale manda a Sardagna un messaggio volto a trasferire Mussolini a Blevio, un paesino della riva orientale del lago poco distante da Como. Quella sera, al posto di confine di Chiasso, il maggiore Phillips ricevette l’ordine di attendere l’arrivo di altri ufficiali dell’OSS e del CIC da Lugano, ma alle 21, quando arrivarono, costoro gli dissero, forse intenzionalmente ingannandolo, che Mussolini era già stato catturato e che ormai lo stavano trasportando a Milano.

Perché non si trova una traccia seria sul carteggio segreto “Churchill-Mussolini” nei Diari di Clara Petacci conservati all’Archivio di Stato a Roma?

Perché è sicuro che i diari, al pari delle lettere di Benito Mussolini a Clara Petacci, sono stati “ripuliti” prima del 1950. Clara Petacci affida, in quei giorni dell’aprile 1945, alla sorella Myriam 2 scatoloni contenenti più di 600 lettere inviatele da Mussolini in un arco di 12 anni, oltre ad un diario che parte dal 1932 (anno in cui la donna conosce il Duce fascista) e termina il 18 aprile 1945. Clara Petacci vive l’epilogo tragico della RSI all’interno del Vittoriale di Gabriele D’Annunzio, abitando a Villa Mirabella (Gardone Riviera) che appartiene alla contessa Maria Gallese di Montenevoso vedova dello stesso D’Annunzio. Caterina Cervis è la dama di compagnia della contessa di Montenevoso. E Clara Petacci passa gran parte del suo tempo, in quella sua ultima primavera rosso-sangue del ’45, nella villa in oggetto a scrivere il suo diario su un tavolo all’interno di un grande salone. L’amante di Mussolini non scrive letterine d’amore, ma periodi del diario pieni di informazioni storico-politico-militari-spionistiche. Materiale esplosivo. Allora come oggi. Prima di partire dall’aeroporto di Ghedi (Brescia) con il padre e la madre alla volta di Barcellona (Spagna), Myriam Petacci riceve dalla sorella Clara una busta in cui si ricorda di recuperare le sue carte qualsiasi cosa avvenga. Carte che Clara ha nel frattempo affidate ai coniugi Carlo e Caterina Cervis. Il 19 aprile 1950, 5 anni dopo Piazzale Loreto e gli eccidi di Dongo, di ritorno dall’esilio in Spagna, Myriam Petacci torna in Italia e si presenta alla casa dei Cervis portando la lettera di consegna della sorella Clara. I Cervis le rispondono che le carte private di Clara sono state requisite dai carabinieri poco tempo prima, quando gli uomini dell’Arma si presentano e scoprono 2 bauli nel giardino della villa dei Cervis. Chi li aveva avvisati? Forse un giornalista del <<Corriere della Sera>> che si sarebbe guadagnato la fiducia dei Cervis stessi depositari “inconsapevoli” di segreti eccezionali sulle trame di retroscena del secondo conflitto mondiale. Ma non è improbabile che ancor prima dell’arrivo dei carabinieri, emissari di Winston Churchill abbiano fatto ai Cervis una “proposta che non potevano rifiutare” al fine di impossessarsi delle pagine di diari e lettere contenenti segreti storico-politici costati la vita al Duce stesso ed alla sua amante.

Cosa vi fu dietro la macabra utilizzazione mediatica di Piazzale Loreto da parte anglo-americana?

A Piazzale Loreto i CombatFilm (l’equivalente dell’Istituto LUCE degli USA) riservò circa 12 cineprese (tra i famosi operatori vi erano John Houston, William Wyler, Frank Capra, Alfred Hitchcock, Anatol Litvak e, last but not least, il giovane 38enne Luchino Visconti assistente alla regia). Ebbene, le installazioni e i "tralicci/piattaforme" elevati erano stati predisposti dalla sera precedente (28 aprile 1945). Quindi gli americani ben sapevano che Mussolini e la Petacci, assassinati il 28 aprile 1945, sarebbero stati portati in Piazzale Loreto il 29 aprile seguente e si premunirono alla grande, come al solito, per le produzioni da cine-spettacolo che erano maestri nel realizzare. Anche il grande Luchino Visconti, uno dei padri putativi del Neorealismo italiano, partecipa allo show dietro le quinte cinematografiche. Nello stesso anno fu montato un altro film Giorni di gloria, girato da operatori diversi, a volte solo amatori, una drammatica cronaca diretta di fatti cruenti. C’è lo scempio delle Fosse Ardeatine, la caccia nel dopoguerra romano, ai responsabili degli eccidi, ci sono i processi, quello di Carretta, quello del questore Pietro Caruso, girato da Luchino Visconti. Ma la storia dei finanziamenti statunitensi al cinema italiano post-fascista è tutta da scrivere.

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